time icon 20 August 2024 Dritte e suggerimenti Tempo di lettura

Cosa sapere del contratto part time da 10 ore

In Italia il contratto di lavoro a tempo parziale, detto anche part time, è una forma di lavoro subordinata che prevede una prestazione lavorativa e la corrispondente retribuzione. In questa guida ti illustriamo le caratteristiche fondamentali di questa modalità contrattuale in cui l'orario può essere ridotto rispetto a quello giornaliero (part time orizzontale), ridotto rispetto alla settimana e al mese (part time verticale) o essere un mix tra le due tipologie.

Diversamente da altri tipi di lavoro subordinato, può accedere al contratto part time a 10 ore settimanali sia il lavoratore disoccupato, sia chi ha già un'altra occupazione. Inoltre sono previsti i medesimi diritti e doveri presenti nel contratto a tempo pieno sia per l'azienda che per il dipendente. Per il lavoro a tempo parziale valgono le stesse regole circa le ferie e i contributi pensionistici, così come non cambia il diritto alla conservazione del posto di lavoro se il lavoratore non può espletare le mansioni per le cause previste dalla normativa.

Il dipendente che svolge le mansioni a orario ridotto, infine, non subisce discriminazioni rispetto a chi lavora a tempo pieno né riguardo al trattamento economico né rispetto a quello normativo: le norme vigenti in Italia riconoscono gli stessi diritti a queste due tipologie di lavoratori.

Stipendio per 10 ore settimanali e tasse da pagare

Chi sceglie un contratto part time si interroga legittimamente su quanto potrà guadagnare. Al di là della retribuzione, va detto che spesso questa scelta soddisfa il lavoratore perché gli permette di dedicare il tempo libero a un secondo lavoro, alle proprie passioni o alla propria famiglia. Il lavoro a tempo ridotto è scelto anche dallo studente che non vuole sottrarre troppo tempo agli impegni universitari: con il contratto a 10 ore settimanali lo stipendio gli permetterà di pagare le sue piccole spese. Questo tipo di contratto è anche quello più comune offerto ai rider di Just Eat. 

Ma quanto si può guadagnare con un contratto part time di 10 ore alla settimana? Per dirlo con esattezza bisogna conoscere alcuni fattori:

  • la retribuzione, che dipende essenzialmente dal Contratto Collettivo (CCNL) di riferimento applicato dal datore di lavoro. Attraverso il CCNL è possibile conoscere l’entità della paga base, l’indennità di contingenza e altre voci

  • il livello di inquadramento in cui è inserito il lavoratore

  • la presenza di eventuali elementi retributivi, come ad esempio il superminimo

  • la percentuale di ore lavorate rispetto al tempo pieno: se il contratto prevede 40 ore per il tempo pieno, la prestazione per 10 ore settimanali di lavoro sarà del 25% rispetto al tempo pieno.

Con un contratto part time di 10 ore settimanali, lo stipendio si calcola a seconda delle ore lavorate ed è correlato a quanto percepisce un dipendente a tempo pieno inserito nello stesso livello lavorativo. Come abbiamo detto, non è possibile sapere a priori a quanto ammonta una retribuzione di un lavoro di 10 ore alla settimana: possiamo però cercare di avvicinarci con un esempio, utilizzando i dati della retribuzione prevista dal CCNL dei Trasporti. Per un lavoratore con un contratto part time a 10 ore settimanali lo stipendio si calcola moltiplicando il compenso previsto dal CCNL per il numero di ore in cui il dipendente ha lavorato. Ma quale livello considerare? Se il conto viene fatto riferendosi al livello I dell’ ultimo CCNL dei Trasporti la retribuzione minima è 1.497,30 euro al mese.

Ma vediamo ora di capire qual è la tassazione applicata ai contratti da 10 ore settimanali e quali sono gli oneri fiscali da considerare. Per rispondere a questa domanda e sapere quante tasse bisogna pagare vanno valutati ulteriori fattori come, ad esempio, la presenza di altri redditi. In generale si può dire che sono da considerare gli 
scaglioni IRPEF 2023: chi percepisce un reddito complessivo inferiore a 8.174,00 euro rientra nella no tax area e quindi non è tenuto a versare alcuna imposta.

lavorare 10 ore alla settimana

Indennità per ferie e giorni di malattia

Il principio di non discriminazione è contenuto nell’art. 7 D.Lgs. n 81/2015, che disciplina la parità di trattamento tra lavoratori a tempo pieno e lavoratori part time. Il numero di ferie è precisato dal CCNL, ma con un contratto da 10 ore le ferie e i permessi variano a seconda della tipologia di part time. Per esempio, nel part time verticale e in quello misto le ferie, chiamate a maturazione progressiva, si calcolano in base alle ore di lavoro fatte. Nel part time orizzontale, invece, sono uguali a quelle del dipendente a tempo pieno, ma il numero di ore sarà inferiore per ogni giornata di ferie.

Consideriamo un esempio. Se il lavoratore svolge un part time verticale per 5 mesi all’anno e il CCNL prevede 26 giorni di ferie annuali, a quanti giorni di ferie ha diritto? Per sapere quanti giorni gli spettano, è sufficiente dividere 26 per 12 e moltiplicare il risultato per 5. Un analogo ragionamento può essere fatto per i permessi: ipotizziamo che il CCNL preveda 70 ore di permessi e 32 ore per ex festività: il lavoratore full time avrà 102 ore in totale a disposizione, mentre il dipendente part time potrà godere di un numero di ore correlato alla percentuale del part time che svolge. Se si lavora 10 ore, la percentuale è del 25% se il contratto ne prevede 40, quindi: 102 x 25% = 25,5 ore.

La malattia è un altro argomento di grande interesse che riguarda la conservazione del posto e l’indennità economica. Questi diritti sono subordinati all’espletamento di obblighi come avvisare l’azienda, inviare il certificato di malattia ed essere reperibili nelle fasce orarie stabilite. Per il periodo di conservazione del posto vi è una modulazione che riguarda solo il part time verticale, mentre per il part time orizzontale il trattamento è uguale a quello dei lavoratori a tempo pieno.

Per quanto riguarda la retribuzione, il lavoratore part time in malattia riceve una indennità ridotta rispetto a chi lavora a tempo. Anche per la malattia ci sono delle differenze a seconda del tipo di part time. Nel caso di part time orizzontale, l’indennità giornaliera diminuisce dovendo rapportare le ore di lavoro svolte a quelle che il dipendente avrebbe lavorato se non fosse stato in malattia. Se invece si tratta di part time di tipo verticale, si applica il criterio della proporzionalità: ovvero, il calcolo va fatto in base a quanto si è percepito nei mesi antecedenti la malattia.

Cosa succede se si diventa disoccupati?

Per chi ha usufruito di un contratto a 10 ore settimanali la disoccupazione dà diritto a ricevere una indennità che si ottiene dopo aver fatto domanda di NASPI. L'indennità è mensile, ma è possibile usufruirne solo se sussistono determinate condizioni:

  • non volontarietà: perdita involontaria del lavoro e conseguente stato di disoccupazione

  • requisito contributivo: bisogna aver versato i contributi per 13 settimane negli ultimi quattro anni

  • requisito lavorativo: è necessario essere stati attivi lavorativamente per 30 giorni nell’ultimo anno.

Perdere involontariamente un lavoro part time e diventare disoccupato consente sì di ricevere la NASPI, ma per un tempo inferiore rispetto al dipendente che lavora a tempo pieno. Quest'ultimo, infatti, la percepisce in base alla metà delle settimane per le quali ha versato i contributi nei 4 anni precedenti. Entrando più nello specifico, possiamo vedere che sia nel part time verticale sia in quello orizzontale il calcolo viene fatto sulle 52 settimane di contributi. Attenzione: questo è possibile solo nel caso in cui il compenso settimanale percepito non sia più basso dei minimali Inps, cioè della retribuzione minima per calcolare i contributi per la previdenza versati dall'azienda.

I benefici comprendono l’indennità mensile che sarà corrisposta anche se il lavoratore ha due contratti per lavori part time e ne perda uno, a patto che il reddito non superi una certa soglia. L’indennità viene sospesa nel caso in cui il disoccupato non comunichi all’Inps il reddito presunto per l’anno successivo: questa clausola vale anche se il reddito presunto è zero.

Va poi ricordato che è possibile ottenere la NASPI anche quando si tratta di dimissioni per giusta causa e quando le dimissioni intervengono durante la maternità o fino al primo anno di vita del bambino. La NASPI è un diritto del dipendente anche quando vi è una risoluzione consensuale del rapporto lavorativo dovuta a un rifiuto da parte del lavoratore ad essere trasferito presso una sede situata ad almeno 50 km di distanza.

Pensione di 10 ore settimanali

Ma cosa può aspettarsi in termini di pensione chi lavora 10 ore alla settimana? Come abbiamo visto, il contratto di lavoro a tempo parziale di tipo verticale vede l’alternarsi di giorni lavorati e di periodi di inattività, mentre quello orizzontale prevede prestazioni ridotte tutti i giorni. L’art.1 della legge del 30 dicembre 2020 stabilisce però che per avere diritto alla pensione, l’anzianità contributiva è calcolata come se il dipendente avesse lavorato a tempo pieno. Viene quindi riconosciuto anche il periodo non lavorato ma questo, è opportuno sottolinearlo, solamente ai fini del diritto alla pensione e a patto che sia presente un minimo contributivo.

Per quanto riguarda l’assegno che verrà erogato una volta andati in quiescenza, bisogna ricordare che coloro che hanno lavorato con un contratto part time a 10 ore a settimana hanno versato meno contributi rispetto a chi è occupato a tempo pieno. Di conseguenza, riducendo gli importi dei contributi previdenziali viene penalizzato l'importo pensionistico.

In conclusione, il diritto alla pensione per chi ha un contratto part time non è diverso da quello del dipendente a tempo pieno se viene raggiunto il minimale Inps previsto per il lavoro subordinato. Se il minimale non viene raggiunto e non si hanno i contributi necessari al trattamento di quiescenza, il dipendente non potrà andare in pensione fino a che non raggiunge i contributi necessari alla pensione di vecchiaia.

Chi è interessato a conoscere la pensione contributiva sappia che è sufficiente moltiplicare il montante contributivo (cioè la cifra totale dei contributi versati) per il coefficiente di trasformazione, parametro che riguarda l'età anagrafica al momento del pensionamento, il sesso di chi desidera andare in pensione e la speranza di vita. A un coefficiente alto corrisponde una pensione elevata.

Lavorare per Just Eat 10 ore alla Settimana 

Chi cerca un lavoro flessibile, remunerativo e che permette di fare squadra con i colleghi può inoltrare la propria domanda come rider da Just Eat, dove il contratto a 10 ore settimanali è una realtà. Si tratta di uno dei contratti più diffusi ed è possibile ottenerlo in tutte le città d’Italia.

Per lavorare da Just Eat non è necessario avere esperienza e non è richiesto un diploma. Chi è maggiorenne può ottenere un contratto a tempo indeterminato e lavorare 10 ore alla settimana. Naturalmente, è possibile aumentare il numero di ore nel contratto se il lavoratore lo desidera. Ferie, permessi, malattia, straordinari, maternità e paternità sono diritti garantiti. Just Eat riconosce una paga oraria analoga a quella applicata dai contratti collettivi per attività similari e vari benefit tra cui un indennizzo per l’uso del mezzo a due ruote.

Le informazioni incluse in questa pagina sono destinate esclusivamente a scopi informativi generali e non sono specificamente legate al lavoro a Justeat.it. Anche se Just Eat fa ogni sforzo per mantenere aggiornato il contenuto di questa pagina, le informazioni sono fornite senza alcuna forma di garanzia o pretesa di correttezza. Pertanto, raccomandiamo di consultare siti web governativi ufficiali o di cercare consulenza professionale prima di agire.

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Scritto da: Specialista HR

I nostri esperti di risorse umane in Italia sono pronti ad aiutare e accompagnare i nostri rider attuali e futuri in ogni fase del proprio viaggio con Just Eat.